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Il ruolo del commercialista per la sostenibilita Parte I – Le opportunita di mercato

Affrontiamo insieme uno dei temi più importanti della nostra attività professionale: il ruolo del commercialista nel supporto all’imprenditore – in particolare di una PMI – nel suo percorso verso la sostenibilità.

L’articolo è la prima parte di un percorso articolato che, partendo dal supporto che il commercialista può fornire in quanto professionista, passerà poi a evidenziare le regole fondamentali da applicare per parlare e lavorare con gli imprenditori in materia di sostenibilità.

Il 14 e 15 ottobre a Bologna si è tenuto il convegno dal titolo “Il valore della sostenibilità” organizzato dal Consiglio nazionale dei Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) insieme all’Ordine dei dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna con il patrocinio di Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

L’evento, che ha dato la possibilità a oltre 1.300 commercialisti di informarsi e confrontarsi sul tema ESG (Environment, Social, Governance), ha avuto al centro il ruolo fondamentale dei commercialisti per il percorso di sostenibilità delle imprese. Per citare le parole di Elbano de Nuccio, Presidente CNDCEC, “sappiamo bene quali e quante emergenze affliggano la professione. Eppure, occuparsi di sostenibilità non deve apparire come un parlar d’altro”.

Oltre alle questioni di merito e alle innegabili resistenze da parte di alcuni professionisti su questo fronte, sono molte le evidenze e gli spunti emersi nel corso della due giorni bolognese. Tralasciando, per il momento, il ruolo dell’Unione Europea sul tema della sostenibilità, la CSRD (Corporate sustainability reporting Directive) che a breve sostituirà la Non-financial reporting Directive (Nfrd) e la futura estensione degli adempimenti di Sustainability Reporting e Assurance a tutte le società, banche e assicurazioni di grandi dimensioni, a prescindere dalla quotazione, e alle PMI quotate, concentriamoci qui sui risultati della ricerca Nomisma presentata a Bologna.

È stato esaminato un campione di 1.162 commercialisti e ne sono emersi dati molto interessanti circa la predisposizione, il coinvolgimento di tali figure professionali e l’approccio degli imprenditori al tema della sostenibilità:

  • circa il 67% delle imprese esaminate non sente una motivazione adeguata rispetto ai temi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance (a mio personale avviso, escludendo le PMI quotate, tale percentuale potrebbe risultare ben più alta)
  • fra le imprese, il 65% ignora l’importanza strategica della sostenibilità e nella maggior parte dei casi chi adotta comportamenti sostenibili lo fa soprattutto per la reputazione del brand (o perché tali azioni vengono richieste, all’interno della filiera, da un’impresa cliente che necessita del bilancio di sostenibilità o di una certificazione ESG)
  • solo nel 9% dei casi le aziende che intraprendono un percorso di sostenibilità si rivolgono a un commercialista
  • appena il 6% dei commercialisti intervistati da Nomisma ritiene di avere le competenze necessarie per supportare l’impresa in una gestione sostenibile (e non è un caso che l’età anagrafica di questa percentuale sia piuttosto giovane)

Com’è noto, il tessuto economico imprenditoriale italiano è in ampia parte composto da PMI, ovvero organizzazioni piccole, spesso destrutturate, prive di una cultura aziendale forte e ancorate a una logica di breve/brevissimo termine. Il ruolo delle PMI e dei professionisti diventa dunque determinante nello sviluppo della sostenibilità nel mercato italiano. Ma cos’è, in concreto, la sostenibilità?

La sostenibilità: uno strumento concreto per le PMI

Il primo passo per avvicinare le PMI alla sostenibilità è un cambio di passo in termini culturali: è necessario, cioè, definire concretamente la sostenibilità e quando un’impresa è definibile sostenibile.

Se guardiamo al Rapporto Brundtland della Commissione Mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (“Our common future”, 1987), la sostenibilità viene definita come una condizione di sviluppo tale da “assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. È lo stesso concetto che entrerà a pieno titolo nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e negli SDGs, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU: uno sviluppo comune basato su azioni di maggior responsabilità in termini sociali, ambientali ed economici, anche da parte delle imprese.

Dunque, integrando le due fonti, una PMI sostenibile è tale se svolge un’attività economica a scopo di lucro (quindi puntando al profitto) e lo fa:

  • in un’ottica di continuità
  • con responsabilità sociale, ambientale ed economica, guardando cioè, non solo al profitto odierno ma anche alle possibilità delle generazioni future di vivere e produrre

Su questo è necessario sottolineare un punto: la concretezza della sostenibilità (ovvero la sua puntuale definizione) non va confusa con i vantaggi che ogni PMI può trarre dalla stessa (benefici innegabili che però non si tratteranno in questa sede).

Sono molti i vantaggi di un percorso sostenibile, per esempio in termini di oneri finanziari, bancabilità, oneri assicurativi, fidelizzazione dei clienti, efficacia ed efficienza organizzativa/gestionale/commerciale etc. ma tali vantaggi non possono essere ottenuti con un’operazione solo di facciata: per avere tutto questo l’imprenditore dev’essere disposto a investire tempo, denaro ed energie in modo consistente, graduale e organizzato.

Cosa può fare il commercialista PMI per le imprese?

Il mercato professionale si compone di circa 118.000 commer­cialisti iscritti all’Ordine, numero che cresce di almeno 200.000 unità se si considerano anche i consulenti appartenenti a categorie non soggette all’ordine e la concorrenza indiretta. Si tratta, dunque, di una potenza di professionalità in grado di apportare un valore aggiunto inestimabile, se effettivamente coinvolta nel campo della sostenibilità.

Se consideriamo anche il fatto che, secondo gli ultimi dati, il reddito medio dei piccoli commercialisti sta diminuendo, è lecito pensare che l’apertura alla consulenza sulla sostenibilità potrebbe rappresentare un nuovo servizio per acquisire nuove fette di mercato.

Se guardiamo ai player della consulenza professionale, possiamo distinguere:

  1. a) Grandi associazioni di categoria, megastudi e consulting companies internazionali;
  2. b) Piccoli studi commercialistici di dimensioni micro, piccole e medie.

In questo contesto, normalmente sono i grandi player a ottenere le consulenze sulla sostenibilità di grandi imprese, mentre la fetta di mercato che spetta, su questo, ai player minori o piccoli è di certo ristretta. In particolare, in mancanza di una adeguata cultura della sostenibilità.

Questi ultimi, dunque, quelli che abbiamo chiamato “piccoli”, dovranno compiere quattro azioni per riuscire a riallinearsi all’interno del mercato e diminuire la distanza che li divide dai grandi:

  1. cambio di mindset, ovvero un cambio di passo rispetto alla sostenibilità con azioni concrete e in tempi veloci
  2. investimenti su un’azione continuativa di inbound marketing (produzione in-house di contenuti sul tema ESG) e di azioni commerciali specifiche (vendita sui prospect intercettati grazie all’inbound marketing e/o azioni di vendita indiretta)
  3. partnership strategiche
  4. scelta del segmento di mercato delle PMI non ESG oriented, cioè quelle disinteressate al tema della sostenibilità (dove il margine appare maggiore). Di queste ci occuperemo nella seconda parte di questo articolo.

In conclusione, risulta fondamentale la partecipazione dei professionisti a corsi, eventi, convegni etc. sulla sostenibilità, in particolare se organizzati da Ordini e organizzazioni di innegabile standing professionale, ma ciò non basta.

Senza negare l’importanza di tali momenti di confronto, come quello citato all’inizio di questo articolo organizzato a Bologna, capaci di dare una spinta consistente alla discussione, alla curiosità verso il tema, al coinvolgimento dei professionisti, la necessità principale resta sempre quella di investire su sé stessi per trovare nuovi sbocchi professionali e supportare i clienti-imprese verso un cammino che non è solo eticamente corretto ma anche profittevole.

Nella seconda parte di questo articolo, affronteremo un tema fondamentale per i commercialisti: qual è il target della nostra attività e quali sono le 10 regole fondamentali per parlare con le PMI e convincerle a intraprendere un percorso verso la sostenibilità?

Sei un professionista interessato a capire meglio la consulenza ESG e il modo di proporla ai tuoi clienti?

Contattaci qui 

Alessandro Vianello _

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