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  • LAVORO E SOSTENIBILITÀPARTE I – L’IMPORTANZA DI TUTELARE PERSONE E COMUNITÀ
EFTILIA Immagine blog

Sostenibilità non è solo tutela dell’ambiente (questo l’abbiamo già affermato diverse volte, per esempio quando abbiamo parlato del ruolo del commercialista per la sostenibilità delle PMI, Parte I e Parte II). La definizione di sostenibilità, intesa come soddisfazione dei bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura, è molto più ampia di questo, molto più complessa. Implica il coinvolgimento di tutti noi, in ogni aspetto della nostra vita, anche quello lavorativo.

Inizia oggi un percorso di approfondimento legato alla tutela della persona, intesa anche ma non solo come lavoratore, senza dimenticare il suo rapporto con l’impresa e l’azienda. Parleremo di delega e responsabilità dei componenti di un team, ma anche di partecipazione attiva del lavoratore alla vita dell’impresa, di crescita personale e motivazione e di comunicazione interna al team.

Ma prima di avventurarci in questo percorso, facciamo un passo indietro e vediamo qual è il contesto di partenza.

Tutela del lavoro e SDGs

Che la definizione di sostenibilità fosse più ampia della sola tutela ambientale è stato ribadito con forza dalle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, la data che corrisponde all’approvazione dell’Agenda 2030, votata dall’Assemblea Generale ONU che riunisce i Governi dei 193 Paesi membri.

È in quell’occasione che si parla dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) inglobati in un complesso programma d’azione che individua ben 169 target o traguardi. Da qui derivano i principi (o criteri) che prendono il nome di ESG ovvero ambiente (Environment), persone e comunità (Social) e sostenibilità economica (Governance).

La tutela del lavoro sta proprio in quel “Social”, nella protezione delle persone nel loro ruolo non solo di lavoratori ma di soggetti capaci di inserirsi in modo costruttivo nel tessuto economico e nell’attività aziendale. Fra gli Obiettivi delle Nazioni Unite, il n. 8 è dedicato proprio a questo tema, “incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti”. Qui si elencano fra i target dell’Obiettivo 8 la realizzazione piena dei diritti umani di tutti, il raggiungimento dell’eguaglianza di genere e l’emancipazione di tutti.

Ma in quale contesto si inserisce questa necessità di tutela? Quali sono le sfide attuali da affrontare?

Il contesto: YOLO Economy e Grandi Dimissioni

Il periodo attuale pone tutti gli esseri umani dinanzi a oggettive difficoltà: siamo condizionati e condizionanti per il sistema “Terra” e sono diversi i cambiamenti (in atto e attesi) di cui anche noi siamo partecipi.

La pandemia, e i recenti accadimenti in Europa, hanno introdotto nuove matrici di pensiero che hanno fatto cambiare la scala dei valori delle persone. Le domande che ora ci rivolgiamo spesso mettono in discussione quanto finora dato come per assunto e immodificabile. È essenziale? Ne vale la pena? Lo voglio ancora fare? Queste ed altre domande mettono in forte discussione le nostre scelte precedenti e spesso ci fanno riflettere sul nostro futuro.

Di recente si è infatti sviluppata la c.d. YOLO Economy, una definizione inglese per descrivere un cambio di cultura (di mindset) da parte di tutti coloro che sentono su di sé il maggior impatto delle attuali difficoltà.

L’acronimo YOLO sta infatti per “you only live once” ovvero “si vive una volta sola”: è la necessità di dare una svolta immediata alla propria vita, operare cambiamenti drastici della propria carriera e/o professione che non soddisfa più come prima, il desiderio di lasciare un lavoro spesso totalizzante per soluzioni più flessibili e soddisfacenti. Un desiderio di rischiare per ampliare i propri orizzonti e costruire un futuro migliore alla portata delle proprie necessità.

Dati di ricerca del Politecnico di Milano evidenziano come, in genere, solo il 10% dei lavoratori è soddisfatto della propria occupazione, in Italia il 5% (la metà). In questo contesto il 37% delle persone ha lasciato il proprio lavoro in cerca di un miglior compenso, il 28% lo ha fatto senza un “piano B” ovvero senza avere già un’offerta di lavoro in altra e diversa posizione/impresa.

Se in precedenza il desiderio di far carriera, dedicare la propria vita al lavoro per scalare le posizioni di riconoscibilità sociale appariva di importanza fatale, oggi non è più così: il concetto è si vive una volta sola, non voglio che la mia vita sia solo un lavoro. È questo uno degli stimoli che ha dato avvio all’epoca delle Great Resignation, la valanga delle Grandi Dimissioni, le improvvise dimissioni date da lavoratori che, dopo la pandemia, sentono la necessità di un nuovo equilibrio tra vita privata e lavoro. È questo che potrebbe generare un cambio di prospettiva da parte dei leader d’azienda e un approccio diverso, più sostenibile e tutelante nei confronti del lavoro.

Questo apre a una serie di valutazioni in perfetta linea con quanto già anticipato nell’Agenda 2030 dell’ONU. Fra queste, la necessità di dedicare proprio uno dei 17 obiettivi a “lavoro dignitoso e crescita economica”. Perché la prima condizione non può prescindere dall’altra e viceversa.

Obiettivo 8: sostenibilità e lavoro

Al centro di questo obiettivo vi sono il diritto al lavoro (e del lavoro), salute, sicurezza sul lavoro, equo compenso, uguali opportunità, welfare, formazione, piani di carriera e molto altro. Tutelare il lavoro (nelle forme appena enunciate) vuol dire porre al centro dell’azienda la persona come soggetto principale della nostra azione.

Molti sono i passaggi da fare e gli strumenti utilizzabili per raggiungere questo scopo e per fare della sostenibilità una nostra mission. La sostenibilità è divenuta per tutti noi un dovere, un piacere, una necessità.

Saranno molti i temi da affrontare nel prosieguo di questo percorso di approfondimento, passando dalla teoria alla pratica e facendo il primo piccolo passo per dirigerci verso un futuro che sia di tutti noi. Perché tutelare i lavoratori, il loro percorso in azienda e la loro partecipazione significa tutelare l’impresa e l’attività economica. Questa è l’importanza della comunità per l’azienda e dell’azienda per la comunità in cui si inserisce.

Andrea Meucci _

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