Le PMI di qualunque dimensione, a partire dai bilanci che si chiuderanno al 31 dicembre 2026 e secondo quanto previsto dalla Direttiva CSRD n. 2022/2464 della Comunità Europea(Corporate Sustainability Reporting Directive), pubblicata il 16 dicembre 2022, dovranno produrre, in aggiunta al bilancio di esercizio, delle informazioni sulla sostenibilità (dichiarazione non finanziaria o bilancio di sostenibilità nella terminologia precedente alla pubblicazione della Direttiva CSRD), che dimostri l’applicazione dei criteri ESG (Environment, Social e Governance) nello svolgimento delle loro attività.
La rendicontazione di sostenibilità: soggetti obbligati e termini di presentazione
È previsto che le informazioni sulla sostenibilità debbano:
• illustrare al mercato e agli stakeholders i profili ESG che le società devono porre in atto per rispettare gli obiettivi previsti dall’Agenda ONU 2023 per lo sviluppo sostenibile, adottata nel 2015 da 190 Paesi, che si articola in 17 obiettivi – i Sustainable Development Goals (SDGs) – e 169 sotto-obiettivi (target);
• fornire le informazioni rilevanti sugli aspetti significativi delle proprie attività e sulle attese degli stakeholder, in relazione al proprio profilo di business, alle proprie strategie, alle aspettative degli stakeholder e al contesto ambientale e sociale in cui opera.
Se decidono – come dovranno – di comunicare al mercato le informazioni non finanziarie conseguenti all’adozione di tali obiettivi (non è obbligatorio descriverli tutti, purché vengano indicate le motivazioni), le PMI possono ottenere i seguenti importanti benefici: rapporti più agevoli con la Pubblica Amministrazione e nella partecipazione ai bandi di gara, più facile accesso al mercato del credito e alle risorse finanziarie, migliore capacità di attrarre e fidelizzare i dipendenti, miglior appeal nei rapporti sociali, miglioramento dell’immagine e della brand reputation.
Già a partire dai bilanci del 2017, la Legge ha imposto l’obbligo per i soggetti di pubblico interesse e per le società quotate che abbiano superato determinati limiti dimensionali, di redigere, in aggiunta al bilancio di esercizio, una dichiarazione non finanziaria (o bilancio di sostenibilità) che dimostri l’applicazione dei criteri ESG nelle loro attività.
Questo limite sarà ulteriormente abbassato ed esteso a tutte le PMI a partire dai bilanci che si chiuderanno al 31 dicembre 2026.
Gli impatti concreti sulle attività delle PMI
Tutto ciò premesso, risulta quindi necessario che anche le PMI si attrezzino celermente per arrivare preparate alla scadenza del 2026. Analizziamo nel dettaglio gli scenari a breve termine.
PMI inserite in filiere produttive
Un primo motivo di urgenza nel cambiamento di rotta verso la sostenibilità riguarda quelle PMI che fanno parte di una filiera e a cui già perviene la richiesta da parte dei propri clienti di maggiori dimensioni di dimostrare le azioni poste in atto per garantire la sostenibilità dei prodotti o servizi.
Fino allo scorso anno, le società di grandi dimensioni si limitavano a chiedere informazioni generiche, inviando questionari ai loro fornitori. Per questo le PMI interpellate rispondevano ai questionari, anche amplificando la portata delle attività effettivamente svolte. Recentemente, i grossi gruppi chiedono di accedere in azienda per accertare de visu i progressi sulla sostenibilità dei loro fornitori. Ciò per evitare che costoro mettano in atto azioni, cosiddette, di greenwashing.
Le conseguenze del mancato rispetto dei principi della sostenibilità può comportare l’esclusione dalla filiera della PMI da parte dei principali clienti.
L’accesso ai finanziamenti bancari
Un secondo motivo di urgenza è relativo alle banche che, per erogare finanziamenti, chiedono ai loro Clienti la dimostrazione di essere sostenibili. Anche in questo caso, per ora, le banche si limitano a predisporre la compilazione di questionari, ma si prevede che, in un prossimo futuro, invieranno funzionari per accertare il grado di sostenibilità maturato dai destinatari degli affidamenti, con l’eventuale conseguenza della mancata erogazione del finanziamento da parte della banca.
I rapporti con la PA e la brand reputation
Un terzo incentivo concreto alla predisposizione della rendicontazione di sostenibilità è rappresentato dal fatto che le PMI sostenibili sono facilitate nei rapporti con le Pubbliche Amministrazioni e per l’aggiudicazione dei bandi di gara, questione particolarmente importante in questo periodo, poichè la partecipazione ai bandi è prevista per ottenere i finanziamenti del PNRR. Ulteriori motivi di urgenza consistono nella maggiore possibilità da parte delle PMI sostenibili di attrarre e fidelizzare i dipendenti, in un miglior appeal nei rapporti sociali e nel miglioramento dell’immagine e della brand reputation.
Gli organi di controllo e il sistema sanzionatorio
La Direttiva Europea CSRD prevede due forme di controllo:
– il controllo interno da parte del collegio sindacale, che monitora l’osservanza delle disposizioni del decreto e ne riferisce nella relazione annuale all’Assemblea,
– il controllo esterno da parte della società di revisione, che verifica l’avvenuta predisposizione della rendicontazione di sostenibilità e attesta la conformità delle informazioni fornite alle norme di riferimento e agli standard di rendicontazione impiegati.
Un’ultima e non meno rilevante questione è rappresentata dalle sanzioni (già previste per le società maggiori), previste per le società che non si adegueranno.
Non solo doveri, ma opportunità di crescita
Per le sintetiche motivazioni esposte, appare opportuno sottolineare che l’approccio alla redazione della rendicontazione di sostenibilità non deve essere vissuto come un’ulteriore imposizione del Legislatore, ma come opportunità di cambiamento e di crescita.
In conclusione, per essere pronte al non facile compito di redigere le dichiarazioni non finanziarie a partire dal 2026, è urgente che le PMI decidano di illustrare, nelle relazioni sulla gestione che accompagnano i prossimi bilanci, le iniziative attuate o in programma per soddisfare i principi ESG della sostenibilità.
Le PMI di qualunque dimensione, a partire dai bilanci che si chiuderanno al 31 dicembre 2026 e secondo quanto previsto dalla Direttiva CSRD n. 2022/2464 della Comunità Europea (Corporate Sustainability Reporting Directive), pubblicata il 16 dicembre 2022, dovranno produrre, in aggiunta al bilancio di esercizio, delle informazioni sulla sostenibilità (dichiarazione non finanziaria o bilancio di sostenibilità nella terminologia precedente alla pubblicazione della Direttiva CSRD), che dimostri l’applicazione dei criteri ESG (Environment, Social e Governance) nello svolgimento delle loro attività.
La rendicontazione di sostenibilità: soggetti obbligati e termini di presentazione
È previsto che le informazioni sulla sostenibilità debbano:
• illustrare al mercato e agli stakeholders i profili ESG che le società devono porre in atto per rispettare gli obiettivi previsti dall’Agenda ONU 2023 per lo sviluppo sostenibile, adottata nel 2015 da 190 Paesi, che si articola in 17 obiettivi – i Sustainable Development Goals (SDGs) – e 169 sotto-obiettivi (target);
• fornire le informazioni rilevanti sugli aspetti significativi delle proprie attività e sulle attese degli stakeholder, in relazione al proprio profilo di business, alle proprie strategie, alle aspettative degli stakeholder e al contesto ambientale e sociale in cui opera.
Se decidono – come dovranno – di comunicare al mercato le informazioni non finanziarie conseguenti all’adozione di tali obiettivi (non è obbligatorio descriverli tutti, purché vengano indicate le motivazioni), le PMI possono ottenere i seguenti importanti benefici: rapporti più agevoli con la Pubblica Amministrazione e nella partecipazione ai bandi di gara, più facile accesso al mercato del credito e alle risorse finanziarie, migliore capacità di attrarre e fidelizzare i dipendenti, miglior appeal nei rapporti sociali, miglioramento dell’immagine e della brand reputation.
Già a partire dai bilanci del 2017, la Legge ha imposto l’obbligo per i soggetti di pubblico interesse e per le società quotate che abbiano superato determinati limiti dimensionali, di redigere, in aggiunta al bilancio di esercizio, una dichiarazione non finanziaria (o bilancio di sostenibilità) che dimostri l’applicazione dei criteri ESG nelle loro attività.
Questo limite sarà ulteriormente abbassato ed esteso a tutte le PMI a partire dai bilanci che si chiuderanno al 31 dicembre 2026.
Gli impatti concreti sulle attività delle PMI
Tutto ciò premesso, risulta quindi necessario che anche le PMI si attrezzino celermente per arrivare preparate alla scadenza del 2026. Analizziamo nel dettaglio gli scenari a breve termine.
PMI inserite in filiere produttive
Un primo motivo di urgenza nel cambiamento di rotta verso la sostenibilità riguarda quelle PMI che fanno parte di una filiera e a cui già perviene la richiesta da parte dei propri clienti di maggiori dimensioni di dimostrare le azioni poste in atto per garantire la sostenibilità dei prodotti o servizi.
Fino allo scorso anno, le società di grandi dimensioni si limitavano a chiedere informazioni generiche, inviando questionari ai loro fornitori. Per questo le PMI interpellate rispondevano ai questionari, anche amplificando la portata delle attività effettivamente svolte. Recentemente, i grossi gruppi chiedono di accedere in azienda per accertare de visu i progressi sulla sostenibilità dei loro fornitori. Ciò per evitare che costoro mettano in atto azioni, cosiddette, di greenwashing.
Le conseguenze del mancato rispetto dei principi della sostenibilità può comportare l’esclusione dalla filiera della PMI da parte dei principali clienti.
L’accesso ai finanziamenti bancari
Un secondo motivo di urgenza è relativo alle banche che, per erogare finanziamenti, chiedono ai loro Clienti la dimostrazione di essere sostenibili. Anche in questo caso, per ora, le banche si limitano a predisporre la compilazione di questionari, ma si prevede che, in un prossimo futuro, invieranno funzionari per accertare il grado di sostenibilità maturato dai destinatari degli affidamenti, con l’eventuale conseguenza della mancata erogazione del finanziamento da parte della banca.
I rapporti con la PA e la brand reputation
Un terzo incentivo concreto alla predisposizione della rendicontazione di sostenibilità è rappresentato dal fatto che le PMI sostenibili sono facilitate nei rapporti con le Pubbliche Amministrazioni e per l’aggiudicazione dei bandi di gara, questione particolarmente importante in questo periodo, poichè la partecipazione ai bandi è prevista per ottenere i finanziamenti del PNRR. Ulteriori motivi di urgenza consistono nella maggiore possibilità da parte delle PMI sostenibili di attrarre e fidelizzare i dipendenti, in un miglior appeal nei rapporti sociali e nel miglioramento dell’immagine e della brand reputation.
Gli organi di controllo e il sistema sanzionatorio
La Direttiva Europea CSRD prevede due forme di controllo:
– il controllo interno da parte del collegio sindacale, che monitora l’osservanza delle disposizioni del decreto e ne riferisce nella relazione annuale all’Assemblea,
– il controllo esterno da parte della società di revisione, che verifica l’avvenuta predisposizione della rendicontazione di sostenibilità e attesta la conformità delle informazioni fornite alle norme di riferimento e agli standard di rendicontazione impiegati.
Un’ultima e non meno rilevante questione è rappresentata dalle sanzioni (già previste per le società maggiori), previste per le società che non si adegueranno.
Non solo doveri, ma opportunità di crescita
Per le sintetiche motivazioni esposte, appare opportuno sottolineare che l’approccio alla redazione della rendicontazione di sostenibilità non deve essere vissuto come un’ulteriore imposizione del Legislatore, ma come opportunità di cambiamento e di crescita.
In conclusione, per essere pronte al non facile compito di redigere le dichiarazioni non finanziarie a partire dal 2026, è urgente che le PMI decidano di illustrare, nelle relazioni sulla gestione che accompagnano i prossimi bilanci, le iniziative attuate o in programma per soddisfare i principi ESG della sostenibilità.
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