L’azienda è una realtà complessa che, per poter essere governata nel migliore dei modi, deve misurare tutte le sue attività valutando le conseguenze che esse determinano.
La sostenibilità può essere letta come parte del processo di evoluzione aziendale da attuare per essere attenti alle sfide future, cambiando approccio rispetto al passato. La sfida dell’imprenditore sta nella capacità di perseguire un cambiamento culturale in sé stesso e nei propri collaboratori, in modo che sia coltivata costantemente la valenza strategica della sostenibilità sociale e ambientale, quale supporto imprescindibile della sostenibilità economica. Strategia sostenibile e governance integrate sono il percorso ideale per il cambiamento e la creazione di valore.
Tale evoluzione dal pensiero economico keynesiano a quello della sostenibilità presuppone la creazione di un nuovo modello di business sia a livello macroeconomico che delle singole entità produttive; business model economico che nelle imprese deve essere integrato con obiettivi che prevedano aspetti ambientali, sociali e di governance al fine di cogliere le nuove e diverse opportunità di business che stanno sorgendo dai mercati di riferimento e dai nuovi orientamenti dettati dalle istituzioni internazionali, anche in materia di reporting (vedi le indicazioni a livello europeo della CSRD del dicembre 2022), in rapporto alla necessità della redistribuzione dei valori economici in un sentiero di crescita inclusiva.
La gestione dei rischi derivanti dal degrado ambientale, dai temi sociali, dal mancato rispetto dei diritti della persona, in particolare, diventa un punto cruciale al fine di ridurre le ricadute negative sia nell’ottica di sostenibilità di carattere operativo, con riguardo a valutazioni ed effetti reputazionali e di continuità aziendale, quanto nella prospettiva di sostenibilità sistemica.
Questa è, in estrema sintesi, la modalità pratica di costruzione del piano strategico aggiornato cui deve oggi riferire una PMI per divenire sostenibile:
1. individuare pochi, ma raggiungibili obbiettivi del proprio business che abbiano come riferimento gli SDGs e che possano contribuire al perseguimento degli stessi;
2. determinare gli impatti materiali che tali obiettivi hanno nei confronti dei propri stakeholders, sia in ottica inside out che outside in; fissare indicatori di performance (KPI) relativi ai processi sia interni che esterni finalizzati al perseguimento degli stessi SDGs individuati e misurarli periodicamente con conseguente valorizzazione sul sistema premiante aziendale;
3. prevedere adeguata formazione continua sui temi della sostenibilità, tesa a supportare il percorso di evoluzione delle risorse umane e che permetterà di costruire e mantenere la creazione di valore nel lungo termine dell’impresa.
La creazione di valore condiviso (termine coniato dagli economisti Michael Porter e Mark Kramer) è definita dall’insieme delle politiche e delle pratiche ordinarie aziendali che rafforzano la competitività di un’azienda migliorando nello stesso tempo le condizioni economiche e sociali della comunità in cui opera. Lo shared value si delinea come la capacità di creare valore economico con modalità che consentano di ottenere benefici contemporaneamente, sia per l’azienda sia per la società.
Le linee guida per la creazione di valore condiviso possono essere individuate in:
1. una nuova concezione dei prodotti e dei servizi soggetta ad una nuova analisi dei rischi e delle opportunità legate alla produzione e alla vendita, per meglio servire i mercati di riferimento o entrare in nuovi mercati non ancora esplorati seguendo gli obbiettivi di sostenibilità assunti nel piano strategico;
2. una rielaborazione della produttività, lo sviluppo della qualità e l’efficientamento dei processi produttivi al fine di ridurre i costi di produzione e le risorse impiegate, il miglioramento dei processi di distribuzione, per generare un vantaggio economico e sociale;
3. un aiuto ai fornitori e alle comunità locali al fine di promuovere il miglior sviluppo sociale; ciò permetterà di ottenere nel lungo periodo significativi vantaggi a livello competitivo.
I vantaggi per le PMI
Per un’impresa essere sostenibile significa assicurare la propria continuità aziendale nel tempo, perseguire il benessere sociale interno ed esterno e contribuire alla tutela delle risorse dell’ambiente.
Queste caratteristiche, se inserite nelle strategie e nella governance aziendale, consentono alla piccola e media impresa di comunicare le proprie potenzialità ai portatori di interesse di riferimento come gli istituti bancari, gli investitori, le istituzioni e i consumatori etc. (stakeholders).
Banche, consumatori, partners: l’importanza della sostenibilità nell’impresa
Quando parliamo di stakeholders ci riferiamo a tutti quei soggetti collegati in qualunque modo all’impresa e il cui interesse può essere influenzato (in senso positivo o negativo) dall’andamento di una iniziativa economica.
Sono soggetti interessati al fatto che l’impresa sia competitiva sul mercato e rimanga tale nel tempo, sia dunque sostenibile.
Tali stakeholders nelle proprie scelte di business considerano profondamente la qualità socio-ambientale delle aziende con cui si interfacciano e scelgono quelle in grado di soddisfare meglio i loro bisogni. In conseguenza di ciò, in relazione al perseguimento delle politiche di sostenibilità, ci si attende che:
• le banche offrano finanziamenti agevolati per le imprese sostenibili e che hanno intenzione di investire in percorsi verso la sostenibilità;
• i consumatori guardino alle aziende più sostenibili, affidandosi alla reputazione del brand (brand reputation) e scegliendo di acquistare i prodotti delle imprese più sostenibili. Queste, potendo fare affidamento su un’alta reputazione, possono applicare un premium price (prezzi più alti) sui propri prodotti e servizi, incrementando le vendite e di conseguenza riuscendo ad accrescere il proprio fatturato/margine;
• i partners — altri soggetti di business (es. altre imprese o istituzioni) — scelgano le aziende più sostenibili per investimenti, progetti etc. Le imprese, oggi, optano prevalentemente per i partner ritenuti affidabili dal mercato, da banche e consumatori, aumentando la brand reputation;
• la P.A. prosegua nel suo percorso di incentivo alle imprese, che partecipano ai bandi pubblici, che dimostrano la loro sostenibilità con migliori punteggi nelle graduatorie di assegnazione degli appalti pubblici;
• i Governi, nazionale e comunitario, pongano in essere politiche di maggior favore (fiscale e sociale) dedicate alle imprese sostenibili che soddisfano determinati parametri sociali e ambientali.
Inoltre, in aggiunta agli aspetti reputazionali e finanziari citati in precedenza, un approccio propositivo verso le tematiche ESG permette, nel tempo, di ridurre i costi e la loro incidenza sul fatturato, grazie al recupero di efficienza dei vari fattori produttivi influenzati dal nuovo business model.
Perchè un’azienda aumenti la propria reputazione, la propria quota di mercato e di conseguenza i profitti, è necessario che tutti gli stakeholders coinvolti siano concordi nell’affermare la sostenibilità dell’azienda e quindi la sua competitività.
Quanto visto finora conferma che la sostenibilità non sia una regola fissa ma un percorso che, se intrapreso per tempo e in modo serio, consente all’impresa di crescere meglio nel lungo periodo.
È da qui che è possibile comprendere quali sono, nel concreto, i benefici e i vantaggi di un percorso verso la sostenibilità per le PMI:
• mitigazione dei rischi (finanziari e non finanziari) grazie al risk assessment;
• facilità di accesso e premialità nei rapporti con la PA (Pubblica Amministrazione);
• miglior valutazione da parte del mercato e accesso più economico al mercato del credito e delle risorse finanziarie; • capacità di attrarre persone e lavoratori con le migliori competenze, migliorando i processi interni e le proprie potenzialità di sviluppo;
• efficientamento e miglioramento della filiera produttiva (in cui l’azienda si inserisce come cliente e/o fornitore);
• aumento della reputazione e della legittimazione sociale davanti agli stakeholders;
• facilitazione nelle aggregazioni di imprese e nella crescita.
I primi passi operativi
Assai poche oggi sono le piccole/medie aziende che affrontano i temi ESG in modo strutturato.
Alcuni imprenditori hanno una visione della missione aziendale naturalmente connessa ad argomenti di responsabilità sociale, molti altri affrontano tematiche riferite al sociale o all’ambiente perché semplicemente spinti da stakeholders esterni ed interni (per es. clienti importanti, obblighi di legge, richiesta di comunità locali etc.).
Una volta però maturata la convinzione che il percorso verso la sostenibilità sia realmente l’unica via portatrice di valore condiviso duraturo, la domanda che si deve porre una PMI è: quali sono i primi passi da intraprendere per implementare un percorso di sostenibilità?
Possiamo con semplicità individuare alcune fasi del piano di lavoro per implementare un sistema di gestione della sostenibilità che permetta di supportare gli obbiettivi strategici aziendali coerenti con il nuovo business model; il massimo organo di governo dell’Organizzazione dovrà intraprendere un percorso logico per poi arrivare alla rendicontazione di sostenibilità ed esattamente:
1. Comprendere il grado di attenzione e consapevolezza della PMI, attraverso:
• analisi del modello attuale di business della PMI: confronto tra l’imprenditore/management e i consulenti, per la trasformazione dell’attuale modello in un business model orientato in termini di sostenibilità ESG;
• analisi dei processi aziendali e raccolta dei dati esistenti in merito all’analisi dei rischi (preliminary assessment);
• individuazione esame e analisi delle esigenze degli stakeholders, presenti e futuri, (stakeholders engagement) quali ad esempio:
– lavoratori e collaboratori;
– clienti e fornitori;
– impatto sul territorio;
in conseguenza rielaborare il piano strategico, integrando il raggiungimento di obbiettivi economici con target ESG. Si tratta, pertanto di un “Piano strategico Integrato” che obbliga a ragionare in modalità di crescita sostenibile e di coerenza con gli altri obbiettivi strategici in un periodo non inferiore ai 3/5 anni; ciò comporta una revisione del proprio business model, adattando l’organizzazione aziendale ai nuovi obbiettivi ESG stabiliti e garantendo che le proprie risorse umane e i principali stakeholders lavorino verso obbiettivi comuni.
2. Definire la politica della sostenibilità e l’adeguamento del business model in chiave ESG:
• definizione della politica aziendale di sostenibilità e individuazione dei principali SDG’s (obbiettivi di sviluppo sostenibile) come target aziendali. Conseguente implementazione della policy aziendale di sostenibilità e nomina di una funzione/responsabile aziendale per la sostenibilità;
• adozione dei principi etici per garantire la business continuity;
• pianificazione della formazione e comunicazione per la diffusione della cultura della sostenibilità ESG, attraverso:
– formazione Governance;
– formazione lavoratori e collaboratori;
– comunicazione efficace ai clienti, fornitori, territorio e marketing responsabile;
• valutazione degli impatti ambientali sull’ecosistema della PMI;
• mappatura dei rischi (risk assessment) in ambito ESG;
• definizione dei temi materiali (stakeholders’ engagement), in conseguenza definizione di un Piano di azione ESG, che determina, per step operativi funzionali i percorsi finalizzati al perseguimento degli obiettivi ESG insiti nel business model adottato.
3. Misurare la sostenibilità:
• misurazione degli impatti con riferimento ai temi individuati (material assessment);
• misurazione con appositi KPIs (key performance indicators) dei passi raggiunti periodicamente per il raggiungimento degli obbiettivi ESG del piano strategico integrato.
4. Rendicontare la sostenibilità:
• informare gli stakeholders, in conformità allo standard prescelto, circa la propria mission in chiave ESG e i risultati conseguiti;
• esporre gli obiettivi e le attività intraprese e da intraprendere per il raggiungimento dei successivi goals;
• predisporre il Reporting (Bilancio) di Sostenibilità.
La dottrina della sostenibilità è oggi l’unico riferimento teorico/pratico condiviso sia dai Governi, sia dalla Società, sia dalle Imprese che trova concreta applicazione nelle economie “libere” (cioè quelle economie governate dal mercato), che possa ragionevolmente garantire la cosidetta “business continuity” aziendale, cioè una prospettiva di vita gratificante, alle imprese che la percorreranno, con ricadute positive su tutti i soggetti coinvolti pubblici e privati.
Il faro per tutti gli imprenditori è di abbinare costantemente l’innovazione dei propri prodotti e servizi con gli obbiettivi di sostenibilità. È proprio grazie alla capacità di innovare (non solo nei prodotti, ma anche nei modelli) che si è in grado di accelerare la propria capacità di essere sempre più sostenibili.
L’approccio strategico sostenibile
L’azienda è una realtà complessa che, per poter essere governata nel migliore dei modi, deve misurare tutte le sue attività valutando le conseguenze che esse determinano.
La sostenibilità può essere letta come parte del processo di evoluzione aziendale da attuare per essere attenti alle sfide future, cambiando approccio rispetto al passato. La sfida dell’imprenditore sta nella capacità di perseguire un cambiamento culturale in sé stesso e nei propri collaboratori, in modo che sia coltivata costantemente la valenza strategica della sostenibilità sociale e ambientale, quale supporto imprescindibile della sostenibilità economica. Strategia sostenibile e governance integrate sono il percorso ideale per il cambiamento e la creazione di valore.
Tale evoluzione dal pensiero economico keynesiano a quello della sostenibilità presuppone la creazione di un nuovo modello di business sia a livello macroeconomico che delle singole entità produttive; business model economico che nelle imprese deve essere integrato con obiettivi che prevedano aspetti ambientali, sociali e di governance al fine di cogliere le nuove e diverse opportunità di business che stanno sorgendo dai mercati di riferimento e dai nuovi orientamenti dettati dalle istituzioni internazionali, anche in materia di reporting (vedi le indicazioni a livello europeo della CSRD del dicembre 2022), in rapporto alla necessità della redistribuzione dei valori economici in un sentiero di crescita inclusiva.
La gestione dei rischi derivanti dal degrado ambientale, dai temi sociali, dal mancato rispetto dei diritti della persona, in particolare, diventa un punto cruciale al fine di ridurre le ricadute negative sia nell’ottica di sostenibilità di carattere operativo, con riguardo a valutazioni ed effetti reputazionali e di continuità aziendale, quanto nella prospettiva di sostenibilità sistemica.
Questa è, in estrema sintesi, la modalità pratica di costruzione del piano strategico aggiornato cui deve oggi riferire una PMI per divenire sostenibile:
1. individuare pochi, ma raggiungibili obbiettivi del proprio business che abbiano come riferimento gli SDGs e che possano contribuire al perseguimento degli stessi;
2. determinare gli impatti materiali che tali obiettivi hanno nei confronti dei propri stakeholders, sia in ottica inside out che outside in; fissare indicatori di performance (KPI) relativi ai processi sia interni che esterni finalizzati al perseguimento degli stessi SDGs individuati e misurarli periodicamente con conseguente valorizzazione sul sistema premiante aziendale;
3. prevedere adeguata formazione continua sui temi della sostenibilità, tesa a supportare il percorso di evoluzione delle risorse umane e che permetterà di costruire e mantenere la creazione di valore nel lungo termine dell’impresa.
La creazione di valore condiviso (termine coniato dagli economisti Michael Porter e Mark Kramer) è definita dall’insieme delle politiche e delle pratiche ordinarie aziendali che rafforzano la competitività di un’azienda migliorando nello stesso tempo le condizioni economiche e sociali della comunità in cui opera. Lo shared value si delinea come la capacità di creare valore economico con modalità che consentano di ottenere benefici contemporaneamente, sia per l’azienda sia per la società.
Le linee guida per la creazione di valore condiviso possono essere individuate in:
1. una nuova concezione dei prodotti e dei servizi soggetta ad una nuova analisi dei rischi e delle opportunità legate alla produzione e alla vendita, per meglio servire i mercati di riferimento o entrare in nuovi mercati non ancora esplorati seguendo gli obbiettivi di sostenibilità assunti nel piano strategico;
2. una rielaborazione della produttività, lo sviluppo della qualità e l’efficientamento dei processi produttivi al fine di ridurre i costi di produzione e le risorse impiegate, il miglioramento dei processi di distribuzione, per generare un vantaggio economico e sociale;
3. un aiuto ai fornitori e alle comunità locali al fine di promuovere il miglior sviluppo sociale; ciò permetterà di ottenere nel lungo periodo significativi vantaggi a livello competitivo.
I vantaggi per le PMI
Per un’impresa essere sostenibile significa assicurare la propria continuità aziendale nel tempo, perseguire il benessere sociale interno ed esterno e contribuire alla tutela delle risorse dell’ambiente.
Queste caratteristiche, se inserite nelle strategie e nella governance aziendale, consentono alla piccola e media impresa di comunicare le proprie potenzialità ai portatori di interesse di riferimento come gli istituti bancari, gli investitori, le istituzioni e i consumatori etc. (stakeholders).
Banche, consumatori, partners: l’importanza della sostenibilità nell’impresa
Quando parliamo di stakeholders ci riferiamo a tutti quei soggetti collegati in qualunque modo all’impresa e il cui interesse può essere influenzato (in senso positivo o negativo) dall’andamento di una iniziativa economica.
Sono soggetti interessati al fatto che l’impresa sia competitiva sul mercato e rimanga tale nel tempo, sia dunque sostenibile.
Tali stakeholders nelle proprie scelte di business considerano profondamente la qualità socio-ambientale delle aziende con cui si interfacciano e scelgono quelle in grado di soddisfare meglio i loro bisogni. In conseguenza di ciò, in relazione al perseguimento delle politiche di sostenibilità, ci si attende che:
• le banche offrano finanziamenti agevolati per le imprese sostenibili e che hanno intenzione di investire in percorsi verso la sostenibilità;
• i consumatori guardino alle aziende più sostenibili, affidandosi alla reputazione del brand (brand reputation) e scegliendo di acquistare i prodotti delle imprese più sostenibili. Queste, potendo fare affidamento su un’alta reputazione, possono applicare un premium price (prezzi più alti) sui propri prodotti e servizi, incrementando le vendite e di conseguenza riuscendo ad accrescere il proprio fatturato/margine;
• i partners — altri soggetti di business (es. altre imprese o istituzioni) — scelgano le aziende più sostenibili per investimenti, progetti etc. Le imprese, oggi, optano prevalentemente per i partner ritenuti affidabili dal mercato, da banche e consumatori, aumentando la brand reputation;
• la P.A. prosegua nel suo percorso di incentivo alle imprese, che partecipano ai bandi pubblici, che dimostrano la loro sostenibilità con migliori punteggi nelle graduatorie di assegnazione degli appalti pubblici;
• i Governi, nazionale e comunitario, pongano in essere politiche di maggior favore (fiscale e sociale) dedicate alle imprese sostenibili che soddisfano determinati parametri sociali e ambientali.
Inoltre, in aggiunta agli aspetti reputazionali e finanziari citati in precedenza, un approccio propositivo verso le tematiche ESG permette, nel tempo, di ridurre i costi e la loro incidenza sul fatturato, grazie al recupero di efficienza dei vari fattori produttivi influenzati dal nuovo business model.
Perchè un’azienda aumenti la propria reputazione, la propria quota di mercato e di conseguenza i profitti, è necessario che tutti gli stakeholders coinvolti siano concordi nell’affermare la sostenibilità dell’azienda e quindi la sua competitività.
Quanto visto finora conferma che la sostenibilità non sia una regola fissa ma un percorso che, se intrapreso per tempo e in modo serio, consente all’impresa di crescere meglio nel lungo periodo.
È da qui che è possibile comprendere quali sono, nel concreto, i benefici e i vantaggi di un percorso verso la sostenibilità per le PMI:
• mitigazione dei rischi (finanziari e non finanziari) grazie al risk assessment;
• facilità di accesso e premialità nei rapporti con la PA (Pubblica Amministrazione);
• miglior valutazione da parte del mercato e accesso più economico al mercato del credito e delle risorse finanziarie; • capacità di attrarre persone e lavoratori con le migliori competenze, migliorando i processi interni e le proprie potenzialità di sviluppo;
• efficientamento e miglioramento della filiera produttiva (in cui l’azienda si inserisce come cliente e/o fornitore);
• aumento della reputazione e della legittimazione sociale davanti agli stakeholders;
• facilitazione nelle aggregazioni di imprese e nella crescita.
I primi passi operativi
Assai poche oggi sono le piccole/medie aziende che affrontano i temi ESG in modo strutturato.
Alcuni imprenditori hanno una visione della missione aziendale naturalmente connessa ad argomenti di responsabilità sociale, molti altri affrontano tematiche riferite al sociale o all’ambiente perché semplicemente spinti da stakeholders esterni ed interni (per es. clienti importanti, obblighi di legge, richiesta di comunità locali etc.).
Una volta però maturata la convinzione che il percorso verso la sostenibilità sia realmente l’unica via portatrice di valore condiviso duraturo, la domanda che si deve porre una PMI è: quali sono i primi passi da intraprendere per implementare un percorso di sostenibilità?
Possiamo con semplicità individuare alcune fasi del piano di lavoro per implementare un sistema di gestione della sostenibilità che permetta di supportare gli obbiettivi strategici aziendali coerenti con il nuovo business model; il massimo organo di governo dell’Organizzazione dovrà intraprendere un percorso logico per poi arrivare alla rendicontazione di sostenibilità ed esattamente:
1. Comprendere il grado di attenzione e consapevolezza della PMI, attraverso:
• analisi del modello attuale di business della PMI: confronto tra l’imprenditore/management e i consulenti, per la trasformazione dell’attuale modello in un business model orientato in termini di sostenibilità ESG;
• analisi dei processi aziendali e raccolta dei dati esistenti in merito all’analisi dei rischi (preliminary assessment);
• individuazione esame e analisi delle esigenze degli stakeholders, presenti e futuri, (stakeholders engagement) quali ad esempio:
– lavoratori e collaboratori;
– clienti e fornitori;
– impatto sul territorio;
in conseguenza rielaborare il piano strategico, integrando il raggiungimento di obbiettivi economici con target ESG. Si tratta, pertanto di un “Piano strategico Integrato” che obbliga a ragionare in modalità di crescita sostenibile e di coerenza con gli altri obbiettivi strategici in un periodo non inferiore ai 3/5 anni; ciò comporta una revisione del proprio business model, adattando l’organizzazione aziendale ai nuovi obbiettivi ESG stabiliti e garantendo che le proprie risorse umane e i principali stakeholders lavorino verso obbiettivi comuni.
2. Definire la politica della sostenibilità e l’adeguamento del business model in chiave ESG:
• definizione della politica aziendale di sostenibilità e individuazione dei principali SDG’s (obbiettivi di sviluppo sostenibile) come target aziendali. Conseguente implementazione della policy aziendale di sostenibilità e nomina di una funzione/responsabile aziendale per la sostenibilità;
• adozione dei principi etici per garantire la business continuity;
• pianificazione della formazione e comunicazione per la diffusione della cultura della sostenibilità ESG, attraverso:
– formazione Governance;
– formazione lavoratori e collaboratori;
– comunicazione efficace ai clienti, fornitori, territorio e marketing responsabile;
• valutazione degli impatti ambientali sull’ecosistema della PMI;
• mappatura dei rischi (risk assessment) in ambito ESG;
• definizione dei temi materiali (stakeholders’ engagement), in conseguenza definizione di un Piano di azione ESG, che determina, per step operativi funzionali i percorsi finalizzati al perseguimento degli obiettivi ESG insiti nel business model adottato.
3. Misurare la sostenibilità:
• misurazione degli impatti con riferimento ai temi individuati (material assessment);
• misurazione con appositi KPIs (key performance indicators) dei passi raggiunti periodicamente per il raggiungimento degli obbiettivi ESG del piano strategico integrato.
4. Rendicontare la sostenibilità:
• informare gli stakeholders, in conformità allo standard prescelto, circa la propria mission in chiave ESG e i risultati conseguiti;
• esporre gli obiettivi e le attività intraprese e da intraprendere per il raggiungimento dei successivi goals;
• predisporre il Reporting (Bilancio) di Sostenibilità.
La dottrina della sostenibilità è oggi l’unico riferimento teorico/pratico condiviso sia dai Governi, sia dalla Società, sia dalle Imprese che trova concreta applicazione nelle economie “libere” (cioè quelle economie governate dal mercato), che possa ragionevolmente garantire la cosidetta “business continuity” aziendale, cioè una prospettiva di vita gratificante, alle imprese che la percorreranno, con ricadute positive su tutti i soggetti coinvolti pubblici e privati.
Il faro per tutti gli imprenditori è di abbinare costantemente l’innovazione dei propri prodotti e servizi con gli obbiettivi di sostenibilità. È proprio grazie alla capacità di innovare (non solo nei prodotti, ma anche nei modelli) che si è in grado di accelerare la propria capacità di essere sempre più sostenibili.
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