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Viaggio nelle.sigle inglesi acronimi e termini della galassia sostenibilita

Nel mondo della sostenibilità, la lotta alle sigle inglesi sembra una partita ormai persa. Gli acronimi anglosassoni invece di diminuire, purtroppo, aumentano sempre di più. Se poi ci mettiamo la mole di norme europee che stanno arrivando sul settore, la montagna ESG diventa sempre più difficile da scalare anche per coloro che sono abituati a certe vette legislative e di inglese tecnico. Ecco il motivo alla base di questo contributo che cerca di dare alcune indicazioni sulle principali sigle della galassia sostenibilità. ESG viene considerata la sigla più nota. Appena però si esce dal circolo di investitori, analisti, esperti e appassionati della materia, le facce degli interlocutori sono perplesse anche davanti all’acronimo più in voga della finanza. Così è dalla sigla ESG che bisogna partire per entrare nel mondo della sostenibilità, altrimenti si rischia di perdere la bussola. Non bisogna dare nulla per scontato. “E” sta per environment (ambiente), “S” per social e “G” per governance ovvero le regole per gestire bene un’azienda. A questo punto il lettore è autorizzato a rispondere: “E quindi?”. Arriva allora in aiuto la figura dell’analista finanziario che è colui a cui viene affidata la valutazione di un’azienda, in particolare di quelle quotate. Che fa l’analista? 

Legge i bilanci delle società, confronta numeri e informazioni con quelli di altre aziende dello stesso settore. Utili, fatturato, margine operativo. Tutto viene passato al setaccio per poi stilare una classifica. Facciamo qualche esempio con la E di environment: un’azienda può essere prima in classifica perché è solida dal punto di vista patrimoniale e perché realizza utili. Allo stesso tempo però gli scarichi di questa fabbrica sono la causa principale dell’inquinamento di un fiume che passa accanto. Conclusione? L’analisi finanziaria dice che quell’azienda oggi va bene ed è solida in base ai modelli finanziari utilizzati. Dal punto di vista ESG, invece, nel medio-lungo periodo rischia grosso: pesanti sanzioni per l’inquinamento prodotto e anche una sanzione reputazionale che in tempi di social media diventa subito di dominio pubblico. Il marchio di quel gruppo societario potrebbe avere così danni enormi nonostante sia molto solido dal punto di vista finanziario. 

Social e Governance

Lo stesso ragionamento può essere replicato per l’aspetto Social (per esempio: rispetto dei diritti dei dipendenti, dei fornitori e dei clienti, i cosiddetti stakeholder) e per la Governance (per esempio: quanto guadagnano i manager? Le loro retribuzioni sono collegate a obiettivi di sostenibilità?). Ecco dunque rivelato il significato di ESG: le aziende vengono valutate anche sulla base di fattori non strettamente finanziari. Le aziende europee quotate con più di 500 dipendenti devono riportare tali informazioni in un documento denominato DNF ovvero dichiarazione non finanziaria, allegata al bilancio. Fra l’altro anche qui vi sono aggiornamenti in corso (ndr: si veda infra, l’articolo “Con la Direttiva 2022/2464 la rendicontazione di sostenibilità diventa parte integrante della relazione finanziaria annuale”). 

Arrivati a questo punto, immaginiamo lo scetticismo del lettore. Che c’azzecca “la bontà” con i mercati finanziari? Il dubbio è legittimo. Infatti, i mercati non sono né buoni né cattivi ma valutano la redditività e i rischi. Se un’azienda, oltre a macinare utili, in prospettiva riesce a contenere i rischi meglio di altre, ecco che viene selezionata per entrare nei portafogli di fondi pensione, assicurazioni, fondazioni e fondi di investimento, noti come “investitori istituzionali”. 

L’analisi ESG consente di scovare aziende redditizie e che allo stesso tempo hanno meno rischi di medio e lungo periodo, in particolare quelli reputazionali che hanno acquistato un peso enorme in una società iperconnessa come quella attuale. 

Da ESG a SRI

La finanza sostenibile sta diventando sempre più centrale nel panorama degli investimenti internazionali. Soprattutto l’Europa ne ha fatto un pilastro delle future strategie che consentiranno di azzerare le emissioni di anidride carbonica nel 2050. Abbiamo già spiegato cosa significa ESG. Adesso tocca ad un’altra sigla importante ovvero SRI che sta per “investimenti socialmente responsabili”. Nel linguaggio comune, ESG e SRI vengono usati come sinonimi ma ci sono delle differenze. Volendo usare un’immagine per una maggiore comprensione, l’analisi ESG è un sottoinsieme del più ampio mondo delle strategie SRI. Gli investimenti socialmente responsabili si basano infatti su una serie di strategie che comprendono, tra i vari criteri di valutazione, anche quelli ESG. «L’investimento sostenibile e responsabile mira a creare valore per l’investitore e per la società nel suo complesso attraverso una strategia di investimento orientata al medio-lungo periodo che, nella valutazione di imprese e istituzioni, integra l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buon governo»: è la definizione di SRI elaborata nel 2013 dal gruppo di lavoro del Forum per la Finanza sostenibile, punto di riferimento per tutto il settore della sostenibilità in Italia.

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Testo integrale di V. D’Angerio “Che significa ESG: un mondo di sigle”, pubblicato in Il Sole 24 Ore, 27 ottobre 2022.

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